martedì 15 luglio 2008

Il miracolo italiano (IL DIVO)

Il protagonista: ancora in vita. La Storia vera: appena trascorsa. Lo scenario politico: quello nostro, reale e italiano. La immaginavo un’impresa titanica (e quasi impossibile) quella di fare un film su Giulio Andreotti che fosse definibile con qualche aggettivo diverso da “interessante” - o, addirittura, “noioso”.
Mi sono dovuta ricredere.
Per il film scritto e diretto da Sorrentino, gli aggettivi si possono sprecare e bisogna scomodarne di quelli grossi e raramente (o, forse, non più) attribuiti al nostro cinema negli ultimi anni.
Roba tipo: “esaltante”, “perfetto”, “capolavoro” cominciano in qualche modo a rendere l’idea di che tipo di pellicola sia “Il Divo”. E sono la prima ad esserne stupita.
Conoscevo il talento del regista (e del protagonista Servillo), ma ero comunque scettica: il “soggetto” mi appariva talmente… ostico da rappresentare in modo credibile, cinematograficamente e biograficamente parlando, da farmi partire prevenuta. Poi è cominciato il film.
Ed è da subito una meraviglia la maestria con cui regia e sceneggiatura hanno saputo rendere coinvolgente, travolgente, stupefacente la vita di una figura tanto impegnativa, che pure conosciamo e che qui ri-conosciamo attraverso la magia del grande schermo.
Una menzione speciale alla particolarmente magica colonna sonora. Ragazzi, la colonna sonora “magica” in un film italiano? Sembra una contraddizione in termini. Ma nel Divo è entusiasmante. Butterei lì un “alla Pulp fiction” e non solo perché il cognome dei due registi fa rima.
E che il nostro Sorrentino abbia mostrato di avere nel sangue una qualche eredità americana qui si nota alla grande nella regia di certi movimenti di macchina, di certe inquadrature… spericolate, originali e del tutto inusuali nel cinema di casa nostra.
E’ come se sottolineassero l’intento di mostrarci la realtà già nota sotto tutta un’altra angolazione. Scopo raggiunto: la visuale si ribalta e ci ritroviamo a guardare l’incresciosa vicenda italiana da sotto in su, dall’alto in basso, dentro e fuori, come quando si rivolta un calzino.
E il mitico divo Giulio fa la sua porca figura (in entrambi i sensi): da un lato può sembrare come ci aspettavamo/sospettavamo/sapevamo che fosse, dall’altro è tutto da scoprire…
Se proprio devo trovare un difetto a questo film altrimenti ineccepibile, additerei il breve monologo del divo sul Bene e sul Male: inizialmente mi aveva colpito per il suo climax ascendente, ma, tutto sommato, è “un po’ troppo” teatrale. Però è come cercare il pelo nell’uovo, risaputo simbolo di perfezione.
Che fate ancora seduti lì? Correte in sala: il buon Cinema è servito!
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giovedì 3 luglio 2008

Un piacevole interludio (ONCE)

Acquistate il biglietto per ONCE e, una volta seduti in poltrona, immaginate di non essere al cinema. Pensate invece di essere stesi su un’amaca, il dondolio vi culla dolcemente, una piacevole brezza vi accarezza la pelle e, ad occhi chiusi, state ascoltando la vostra musica preferita: una compilation di canzoni capaci di scaldarvi il cuore evocando immagini, emozioni, moti dell’anima.
Questo è l’effetto che vi farà questo film. Il potere della sua colonna sonora, della canzone da Oscar 'Falling Slowly', dei testi (ben tradotti nei sottotitoli) e la semplicità della storia, un breve ma fondamentale incrocio di destini tra due persone normalissime con una comune passione per la musica, vi saprà conquistare.
La trama è delicata mentre la forza evocativa delle note suonate e cantate, per contro, è dirompente: un mix che non lascia indifferenti.
Il tema del casuale incontro tra sconosciuti che porta ad una svolta di vita è un classico. Qui viene però rivisto in una originale chiave di pseudo-musical a basso costo, senza fronzoli, che lascia parlare le melodie, i simpatici protagonisti, un vissuto quotidiano più che possibile.
Originale anche un messaggio di fondo, per nulla scontato di questi tempi: la possibilità, per molti incredibile, che un uomo e una donna possano essere amici. Veramente e semplicemente.
E non è poco.
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